Orditoio tessile, cos’è il rullo che ha ucciso Luana D’Orazio nell’incidente di Montemurlo- Corriere.it

2022-07-23 02:30:49 By : Ms. Elsa Lee

Ma cos’è l’orditoio, ovvero il rullo nel quale è stata risucchiata, sino a trovare la morte, Luana D’Orazio nell’incidente di Montemurlo? Parliamo di uno degli strumenti più antichi della manifattura, e non solo di quella tessile. Concettualmente, dai tempi dell’antica Roma a oggi la lavorazione dell’ordito — vale a dire l’insieme dei fili che, unitamente a quelli della trama, concorrono a formare un tessuto — non è troppo cambiata: e vede, in estrema sintesi, un filo «ruotare» in continuazione attorno a dei supporti sinché non si compone il tessuto.

In gergo i macchinari deputati sono detti proprio orditoi: potremmo genericamente definirli telai per la filatura . Nel Medio Evo come supporti venivano utilizzati pioli di legno saldamente attaccati a un piano di lavoro che andavano a formare delle «cornici» attorno alle quali girava il filo. Telai non troppo differenti da quelli in uso prima della Rivoluzione industriale. Oggi, in una lavorazione moderna, l’orditoio è composto da un rullo (delimitato da dischi, detti subbi) sormontato da veri e propri pettini attraverso i quali passano i fili delle «rocche» (che sostanzialmente non sono altro che grosse «spagnolette»). Variabili, le dimensioni: da un metro a impianti molto più grossi e imponenti. Velocità, larghezza dei pettini e trame sono regolate, negli orditoi più moderni, da computer. Negli attrezzi più vecchi attraverso congegni e pulsanti meccanici.

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«Forse non era un attrezzo all’avanguardia»

E qui sta uno dei nodi che riguardano il tema sicurezza. «Non sappiamo ancora su quale tipo di orditoio stesse lavorando la povera Luana», puntalizza Sonia Paoloni, segretaria nazionale della Filctem , il comparto della Cgil che si occupa di tutto il settore tessile, dall’alta moda alla sartoria artigianale. «Visto ciò che è accaduto, possiamo supporre che non fosse un macchinario all’avanguardia, dotato di un blocco istantaneo di sicurezza in caso di guasto o inconveniente anche lieve. Ma se il blocco ci fosse e cosa sia effettivamente successo sarà l’indagine a chiarirlo e per ora siamo nel campo delle ipotesi. Però il fatto che il collega di Luana — osserva la sindacalista —, che era di spalle, non si sia accorto di nulla mi lascia pensare a una disattenzione, una leggerezza. Questione da inquadrare più complessivamente alle dimensioni di gran parte di queste piccole imprese del distretto tessile di Prato: in genere non superano i dieci, quindici dipendenti e poco sappiamo riguardo la loro formazione».

La formazione è prevista per un certo numero di ore «in ogni contratto di lavoro» ma «risulta complicato — puntualizza Paoloni — verificarne l’effettiva attuazione» . La conclusione è che «la formazione sulla sicurezza è materia sempre troppo trascurata e messa in secondo piano dalle aziende . È necessario che gli organi preposti, ispettorato del lavoro e forze dell’ordine, intensifichino e ripensino il sistema dei controlli ». C’è anche un tema più generale: «Certi macchinari magari obsoleti non vengono cambiati perché l’operaio specializzato sa come farli funzionare dato che ci lavora da venti o trent’anni. Maestranze specializzate che però stanno scomparendo. Chi va in pensione non viene sostituito da personale con le stesse competenze entrato nel settore tessile come ripiego, pensando a lasciarlo al più presto avendo altre aspettative. Ed ecco il ripetersi di questi incidenti...». È il caso di Luana? «Non possiamo dirlo. Possiamo solo osservare che per lavorare attorno a certi attrezzi servono la sicurezza obbligatoria e la giusta formazione. Per evitare altri drammi, è tassativo verificare quante realtà siano ancora oggi lontane da standard di sicurezza accettabili nei luoghi di lavoro ».

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